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Uno sguardo che rallenta, lento, in un tempo sospeso, espandendo la percezione e l’immaginazione per comprendere le trasformazioni del tessuto urbanistico e paesaggistico contemporaneo, in un sapiente equilibrio tra natura e antropomorfizzazione, rigore e poesia. Questi aspetti connotano da sempre il percorso del fotografo Gabriele Basilico e, in particolar modo, la serie Bor de Mar, uno dei lavori più significativi della sua ricerca, celebrata a Napoli, fino al 6 gennaio con la curatela di Achille Bonito Oliva nei suggestivi spazi di Villa Pignatelli.Si tratta di un progetto importante iniziato nel 1984, la Mission Photographique de la D.A.T.A.R., commissionata dal governo francese ad un gruppo internazionale di fotografi, di cui Basilico è il solo italiano invitato a partecipare, per realizzare una ricognizione dei mutamenti del paesaggio francese nell’era post-industriale.
Lasciato completamente libero di decidere come sviluppare il progetto, il fotografo ha realizzato un lungo viaggio che, partendo dalle coste del Nord della Francia, nella zona di Dunkerque, al confine con il Belgio, scende a ovest attraversando tre regioni che si estendono sui bordi del Mar del Nord – Normandia, Piccardia e Nord-Pas de Calais – sino ad arrivare a le Mont Saint Michel, al confine tra Normandia e Bretagna.
La mostra offre la possibilità di ripercorrere le tappe di questo viaggio lungo un perimetro costiero di circa 500 Km, dove l’orizzonte infinito coincide con la linea di confine tra terra e mare. Il racconto delle geometrie urbane e naturali di ciò che si estende nel mezzo, le distese di spazio tra zone industriali, sono indagate con sguardo empatico, lenticolare e minuzioso, rivelando l’assorbimento delle atmosfere della pittura fiamminga e della pittura di paesaggio del Settecento.
In questo modo Basilico restituisce fotografie intense, eleganti, essenziali, da cui emerge la vita silenziosa, la presenza dell’uomo anche quando è assente, l’atmosfera del luogo nella sua globalità, le improvvise variazioni di luce dai contrasti forti dei cieli nuvolosi del Mar del Nord.
Il taglio dato rende le immagini sinuose e flessibili, la visione dall’alto accentua una distanza dilatata, le aree urbane sono invece un reticolato di forme geometriche pure – fatto di transenne, cavi elettrici, lampioni, segnali stradali, cartelloni pubblicitari – dominate da un senso di sospensione e spaesamento.
La forza di questa serie – ospitata a Napoli in una selezione di circa 90 fotografie che accostano 27 di grande formato già esposte in altre occasioni a 65 vintage prints inedite – risiede allora in questa visione intima, di contatto fisico, mentale, di conoscenza, che abbraccia un rapporto di visioni lontane, di vedute.
Agli antipodi della velocità della modernità, di quell’istante decisivo, per dirla alla Cartier Bresson, il progetto Bor de Mar ha permesso a Basilico di instaurare un rapporto di sensibilità contemplativa con il luogo e il paesaggio, stabilendo un approccio nuovo di lentezza dello sguardo, un’attenzione meditativa scandita dal tempo della riflessione.